Palacultura gremito oggi per la manifestazione “Mafia e Antimafia a Messina”. Tra gli ospiti il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi e il procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino. Dal presidente dell’Ordine degli avvocati, Vincenzo Ciraolo, la proposta di intitolare all’avvocato Nino D’Uva una strada della città.
“L’uccisione di un uomo, di un padre, di un professionista, non può e non deve essere dimenticata: l’avvocato Nino D’Uva deve diventare un simbolo della lotta alla mafia”. Così il presidente dell’Ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo, nel corso della manifestazione di questa mattina al Palacultura dal titolo “Mafia e antimafia a Messina”.
Un evento organizzato dal Consiglio dell’Ordine per ricordare una delle vittime della mafia, l’avvocato Nino D’Uva appunto, assassinato il 6 maggio di trenta anni fa, nel suo studio legale nel corso del maxiprocesso che vedeva per la prima volta alla sbarra esponenti della mafia messinese e barcellonese.
Difendeva tredici imputati. Secondo la ricostruzione dei fatti, come ricordato oggi dall’allora pubblico ministero Franco Providenti “il suo omicidio fu un modo per intimorire il collegio giudicante ma, soprattutto, il collegio difensore, considerato troppo debole nella difesa dei mafiosi”.
“Qualunque sia stata la causale reale dell’assassinio– come evidenziato da Alberto Gullino, avvocato di parte civile nel processo per l’omicidio– è certo che l’avvocato D’Uva morì per compiere il suo dovere. Non gli vennero perdonate la misura, l’incorruttibilità dimostrate, la capacità di fare il suo lavoro senza scendere a compromessi”.
Ed è proprio questo che la mafia non riesce ad accettare.
“Il nostro è un Paese senza memoria– ha sottolineato il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino (il magistrato che, quando era a Palermo, coordinò la cattura del boss mafioso Bernardo Provenzano). Non ricorda quanto dovrebbe le vittime della mafia ma i giovani devono sapere. Devono sapere che la vera forza delle mafie, da sempre, sta nella capacità di esercitare intimidazione ma, soprattutto, nella capacità di tessere relazioni con pezzi importanti della società civile: imprenditoria, istituzioni. I giovani devono sapere che D’Uva non si fece piegare, non collaborò. E l’esempio virtuoso di un uomo probo per le mafie è una sciagura. Devono tenerlo a mente perché non piegarci è l’unica arma che abbiamo per vincere la battaglia contro la mafia”.
“Abbiamo voluto fortemente che ci fossero i ragazzi delle scuole oggi- ha detto Ciraolo– perché non possiamo parlarci addosso ma vogliamo dare un contributo per muovere le coscienze e per far sì che la società nella quale viviamo sia migliore. Vogliamo dare una spinta al cambiamento. Qui e ora. Perché restare chiusi nei nostri Palazzi non serve a nulla”.
“Non conoscevo il caso D’Uva- ha ammesso il Presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, ospite d’onore dell’incontro. E’ importante conoscere le storie delle vittime perché ognuna ci lancia un messaggio diverso. Per questo sostengo che nelle scuole dovrebbero insegnare la storia di chi ha combattuto la mafia, perché i ragazzi capiscano che questa piaga si può sconfiggere solo se ciascuno sarà in grado di fare al meglio e con onestà il proprio dovere e la professione che ha scelto di fare. Oggi la mafia c’è ancora anche se ha cambiato veste. Uccide meno perché trova maggiori connivenze. Tenere la schiena dritta come fatto dall’avvocato D’Uva è l’unica strada che abbiamo”.
Al temine della manifestazione condotta dal giornalista Nuccio Anselmo che ha abilmente tirato le fila dell’incontro aiutando a ricostruire i passaggi della vicenda anche grazie ad alcuni brani magistralmente letti dall’attore Dino Spinella– è stata consegnata alla famiglia una targa per i 50 anni di avvocatura, alla memoria dell’avvocato. Sul palco a prendere la parola per ringraziare l’Ordine degli avvocati il nipote, deputato Francesco D’Uva. “Non c’è giustizia senza avvocati. Grazie perché oggi abbiamo degnamente ricordato il nonno. Ai giovani il dovere di recuperare l’orgoglio di essere messinesi perché ci sono stati nostri concittadini che hanno reso grande questa Messina. A noi istituzioni il compito di impedire che i giovani scappino da questa città. Continueremo ad impegnarci per il territorio e il prossimo passo sarà quello di difendere, insieme con gli altri parlamentari messinesi di tutti gli schieramenti politici, il mantenimento a Messina della Corte D’Appello”.
A chiudere la manifestazione il ricordo nella parole della figlia, il magistrato Pina D’Uva: “Sono orgogliosa di averlo avuto come padre. Ha amato arte, teatro, musica, poesia. Aveva chiaro in mente il ruolo dell’avvocato: un professionista che deve difendere fino allo stremo il suo cliente attaccandosi a tutti i cavilli che la legge gli dà ma senza scendere a compromessi. A tutti i nostri giovani l’auguro di vivere con pienezza la loro vita come ha fatto lui”.
Dal Consiglio dell’ordine è partita oggi una richiesta ufficiale di intitolare all’Avvocato Nino D’Uva una strada della nostra città.
Loredana Bruno