“La decisione del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina e della Giunta Distrettuale dell’Associazione Nazionale Magistrati – Sezione di Messina, di abbandonare l’aula per tutta la durata dell’intervento del delegato del Ministro della Giustizia, è il modo per fare arrivare forte e chiaro a Roma il segnale della nostra disapprovazione per il trattamento riservato dal Governo al nostro Distretto giudiziario. Disapprovazione che vede uniti avvocati e magistrati a difesa della giurisdizione del proprio territorio e dei suoi abitanti contro una politica a doppio binario che ha, di fatto, abbandonato i Distretti corrispondenti alle aree più deboli dal punto di vista socio – economico”.
Così il presidente dell’Ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo e il presidente della giunta provinciale dell’ANM dott.ssa Caterina Mangano hanno commentato la loro decisione di abbandonare l’aula durante l’intervento del delegato del ministero della Giustizia, il capo dipartimento amministrazione penitenziaria Santi Consolo.
“La cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario non può e non deve essere una cerimonia intrisa di inutili formalismi – ha detto il presidente Ciraolo. Noi abbiamo il dovere di dare risposte alle istanze di giustizia che provengono dai cittadini del nostro territorio e ogni giorno di più siamo privati degli strumenti per farlo. Non siamo più disposti a prestare il fianco a sterili passerelle di qualsivoglia Governo. Siamo indignati – ha continuato – contro un Governo che, ignorando il parere del CSM ha disposto la riduzione della pianta organica del nostro Distretto. Indignati per il modo in cui siamo stati accolti a Roma al Ministero della Giustizia, dove ci eravamo recati per spiegare le nostre ragioni e dove è stata messa sotto accusa l’efficenza della nostra giurisdizione e disconosciuta l’esistenza del fenomeno mafioso. Indignazione contro un Governo che ha ignorato perfino il parere contrario ai tagli espresso dal CSM.
Non possiamo non rilevare un ingiustificato e palese accanimento nei confronti del Distretto di Messina e – visto il contestuale rafforzamento dell’organico dei magistrati di Catania, Palermo e Reggio Calabria – ribadire il sospetto che quanto sta avvenendo abbia come fine ultimo e surrettizio quello di mettere in discussione la stessa sopravvivenza della nostra Corte d’appello”.
In palese difficoltà il delegato del Ministero, al quale era stato affidato il delicato compito di rappresentare il Governo all’inaugurazione dell’anno giudiziario e che si è visto costretto a leggere una relazione ministeriale intrisa di parole come dialogo e confronto davanti a una platea semivuota come segno evidente di protesta proprio contro la mancanza di quel confronto e quel dialogo tanto sbandierati.
A mettere sotto accusa il Ministero per un atteggiamento sordo alle richieste del Distretto di Messina sono stati, con toni e termini diversi, tutti i relatori:
dal presidente della Corte Michele Galluccio, al sostituto procuratore generale Scaramuzza e perfino lo stesso delegato del CSM, Luca Forteleoni, che con un efficace intervento a braccio, ha elogiato la realtà giudiziaria messinese e detto a chiare lettere: “ben vengano i modelli amministrativi virtuosi ma le risorse devono essere compatibili con il sistema giudiziario”. Ma non è stata questa l’unica bordata lanciata all’indirizzo del Ministero. Ciraolo nel suo discorso ha denunciato, anche in qualità di componente dell’ufficio di coordinamento dell’organismo congressuale forense, come ancora oggi non sia riconosciuta dignità economica al lavoro svolto dagli avvocati e chiesto l’avvio immediato della proposta di legge ministeriale sull’equo compenso contro accordi che possono definirsi lesivi della dignità della persona e del decoro della professione forense evidenziando tra l’altro come, la stessa legislazione comunitaria riconosce la legittimità della inderogabilità dei minimi tariffari purché la determinazione sia fissata da una norma statale senza alcuna delega alle associazioni professionali e resti affidata al controllo dei giudici. Ha ribadito l’opportunità di attuare la auspicata riforma dei Consigli giudiziari evidenziando come ancora oggi sia negato all’avvocatura il riconoscimento del diritto di voto sulle valutazioni di professionalità cosicchè, ancora oggi, magistrati giudicano altri magistrati.L’ultimo affondo il Presidente lo ha riservato al sindaco Accorinti – che tra l’altro, aveva già lasciato l’aula durante la relazione del sostituto procuratore generale suscitando non poche polemiche – in merito al palazzo di giustizia satellite.
Ciraolo ha attaccato l’amministrazione comunale più volte sollecitata inutilmente a riferire in merito all’iter di perfezionamento del protocollo d’intesa con l’ufficio del Demanio e i Ministeri della Giustizia e della Difesa (da ultimo a settembre scorso nel corso di una riunione della Conferenza permanente disertata dall’amministrazione).
“Caro signor sindaco – mi auguro che leggerà ciò che non ha avuto modo di ascoltare dal momento che ha pensato bene di andar via – sappia, che le piaccia o meno, che lei è un soggetto istituzionale e, pertanto, nel tenere i rapporti con le altre istituzioni è tenuto a rispettare alcune basilari regole formali. L’Avvocatura, la Magistratura, il personale amministrativo, l’utenza, la nostra comunità cittadina, non hanno bisogno di altri slogan, né di inverosimili trovate a effetto, ma di notizie certe e sicure, soprattutto quando si tratta della nostra giurisdizione”.
Loredana Bruno