In un’Aula Magna ricca di partecipazione, lo scorso 19 maggio, è stato presentato l’ultimo libro del dott. Melchiorre Briguglio, intitolato “Le Farfalle della Giustizia”.
L’incontro è stato organizzato dalla sezione di Messina dell’Aiga, attualmente presieduta dall’Avv. Antonino De Francesco.
Il pubblico è stato quello delle grandi occasioni. Molti i rappresentanti della Magistratura, dell’Avvocatura e del mondo accademico, tra cui, in prima fila, il Magnifico Rettore.
L’impressione avuta è che ci fosse voglia di celebrare, innanzitutto, il dott. Briguglio, quale magistrato, oltre che apprezzato scrittore, la cui umanità e galanteria sono riconosciute da tutti coloro che frequentano i corridoi di Palazzo Piacentini.
L’incontro è stato moderato dal dott. Michele Galluccio, Presidente della Corte d’Appello di Messina, che ha elogiato l’autore, sottolineando l’occasione che la sua opera offre al lettore per riflettere sull’attuale stato della giustizia ed impegnarsi affinché l’incolmabile iato tra la realtà delle cose e l’ideale di giustizia possa essere comunque ridotto .
La discussione è poi proseguita attraverso le parole del dott. Ugo Scavuzzo, giovane ed apprezzato Presidente di sezione del Tribunale di Patti, che ha condiviso, con l’autore del libro e con il pubblico presente in sala, la necessità di recuperare i valori classici dell’arte del decidere, già espressi dai latini, in modo da poter garantire ai cittadini imparzialità e celerità dei provvedimenti giurisdizionali.
Emozionante l’intervento del dott. Antonio La Torre, insigne giurista messinese, Presidente emerito della Corte di Cassazione, tra i magistrati più apprezzati del nostro Paese. Più volte interrotto da fragorosi applausi, l’alto Magistrato ha ripercorso i brani presenti nel libro del dott. Briguglio, commuovendo e divertendo i presenti, così come riesce solo ai grandi oratori. Tra i passaggi più significativi del suo intervento, quello in cui il dott. La Torre ha sottolineato l’importanza che la fermezza nell’adempimento del dovere del magistrato non vada mai disgiunta dal garbo di chi, ogni giorno, deve farsi perdonare la superbia di aver scelto un mestiere che, contravvenendo all’evangelico nolite iudicare, lo fa giudice dei propri simili.
Parole che si trovano anche nella preziosa prefazione al testo, scritta dal Prof. Girolamo Cotroneo, emerito di Storia della Filosofia.
In essa, il filosofo avverte il lettore che davanti ai suoi occhi scorreranno gli scritti del magistrato maturo che giunge, col trascorrere degli anni, alle riflessioni proprie di chi sta per concludere il suo percorso, figli di una delusione che, però, non lo ha condotto ad una passiva rassegnazione, bensì alla denuncia sociale.
Tra questi giganti della cultura e del diritto, ho avuto la fortuna di trovarmi anche io, che oltre alla denuncia, ho avuto modo di scorgere nelle belle e coraggiose parole del dott. Briguglio, l’amore per il suo mondo, quello della Giustizia, che è ordo amoris, par excellence.
Così come ho avuto modo di dire, credo proprio che questo sia stato il motivo per cui il dott. Briguglio ha chiesto a noi giovani Avvocati di partecipare alla presentazione del suo libro, un libro davvero piacevole e profondo, in cui la prima cosa che salta agli occhi del lettore è la difficoltà vissuta da un magistrato che ha dovuto fare i conti con una realtà assai lontana dalla propria idea di giustizia. Giustizia definita come quiddam divinum, nella consapevolezza che soltanto uniti e coscienti di partecipare a qualcosa di sacro, ognuno con il suo ruolo e la sua funzione, Magistrati e Avvocati potranno tendere all’ideale.
Giuseppe Irrera