Quanto è difficile la trasmissione della conoscenza tra padri e figli? Quanto è complicato esprimere le emozioni, soprattutto positive, quando si è legati da un rapporto di sangue e, ancora, quanto è importante nella vita l’incontro con un “maestro”?
Di questo e di tanto altro si è parlato nello splendido scenario dell’hotel villa Diodoro di Taormina, nel corso dell’evento organizzato dall’Ordine degli avvocati di Messina, presente per il secondo anno consecutivo a Taobuk.
Sul palco, dopo che il business gardener, Alessandro Costantino, ha indicato i punti più complicati dei passaggi di competenza intergenerazionali, si sono raccontati: il presidente dell’Ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo e il suo “modello” di politica forense Carlo Vermiglio; gli avvocati Pietro e Carlo Carrozza e, ancora, il prof. Gaetano Silvestri, presidente emerito della Corte Costituzionale e il prof. Antonio Saitta, recentemente eletto al consiglio di presidenza della Corte dei Conti.
Un incontro intimo che ha portato alla luce aneddoti poco conosciuti e spesso divertenti. Non tutti sanno, per esempio, che il presidente dell’Ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo, iniziò la sua carriera di politica forense negli anni ’90. Alle porta degli esami di avvocato bloccò sulle scale un allora componente del Consiglio dell’Ordine, Carlo Vermiglio, dicendogli “io voglio fare la campagna elettorale per lei per le prossime elezioni”. Vermiglio, colpito dalla sfrontatezza e dall’entusiasmo del giovane Ciraolo lo prese in squadra e da lì cominciò il percorso che avrebbe portato poi Ciraolo, a distanza di qualche anno, a essere prima componente del Consiglio e oggi presidente.
Oppure che, negli stessi anni, un giovane dottorando della cattedra di costituzionale, Antonio Saitta, candidato alle amministrative, scopriva che il suo maestro, Gaetano Silvestri, era in corsa anche lui.
“Andai dal professore, mortificato e gli dissi – ha raccontato Antonio Saitta sorridendo al ricordo di se stesso giovane e timoroso, “professore io ‘ero’ candidato al consiglio comunale. Ho appreso della sua candidatura e, chiaramente, ritirerò la mia”. Salvo a trovarsi spiazzato davanti al prof. Silvestri che, al posto di accogliere il ‘sacrificio’ dell’allievo, gli rispose spiazzandolo: “io insegno le libertà e lei mi dice oggi che in nome della mia candidatura ritira la sua? In questo modo mi offende!”. Dimostrando che la libertà si insegna non solo a parole ma con i fatti e con l’esempio.
Oppure che l’avvocato Pietro Carrozza, negli stessi anni, disegnava per i suoi figli adolescenti, un albero con tanti rami quanti sono i valori che avrebbe voluto coltivassero nella propria vita. Un albero che a distanza di anni i suoi figli avrebbero fatto diventare una scultura per tenere a mente gli insegnamenti del padre. “Mio padre – ha detto Carlo Carrozza – è stato il mio maestro. Mi ha insegnato che ‘se non studi ogni giorno diventi ogni giorno meno avvocato’. Mi ha trasmesso il senso di responsabilità, di sacrificio, di solidarietà. Certo…non è sempre facile avere a che fare con un padre ‘ingombrante’ ma di certo sono più i vantaggi degli svantaggi primo fra tutti che è bello sapere che se hai un problema puoi parlare con chi avrà sempre tempo per te”.
A offrire spunti per entrare nelle pieghe dei rapporti interpersonali tra gli ospiti del pomeriggio, i brani letti da Filippo Nicosia, giovane e brillante scrittore messinese, autore di “Una invincibile estate”.
Filippo Nicosia classe 1983, prima di essere autore del suo romanzo d’esordio è un “paladino della lettura”. Ex ufficio stampa con crisi di vocazione, come si è definito, dinnanzi alla crisi della editoria qualche anno fa, ha deciso di comprare un camioncino vintage, riempirlo di libri di case editrici indipendenti e portare i libri nelle piazze delle città e dei villaggi nei quali magari le librerie avevano chiuso battenti con l’obiettivo di “sfidare le persone a leggere”. Tornato a Messina, ha creato la libreria Colapesce, un luogo aperto, vivo, dove i libri possono essere vissuti, osservati, consumati o ignorati liberamente, convinto che le librerie siano luoghi da vivere e che a chiunque debba essere offerta la possibilità di essere ‘folgorato’ dalla lettura.
Il suo libro racconta l’estate di un ragazzo di vent’anni, Diego, che a pochi giorni dal suo compleanno si trova a fare i conti con qualcosa che non aveva “messo in conto”, la morte di suo padre. Da lì una serie di eventi che lo traghetteranno in una nuova condizione portandolo ad affrontare gioie, dolori, sofferenze e a fare i conti con il primo amore e con i sentimenti, quelli più profondi, nutriti nei confronti del padre e di un fratello che fratello non era mai stato e a scoprire, nonostante tutto di avere dentro di sè “una invincibile estate” (titolo del libro che è un omaggio ad Albert Camus). Nel libro c’è tanto del tema di Taobuk di quest’anno.
Lo scontro nelle scelte: Diego vorrebbe avere l’opportunità di fare lo chef e il padre lo osteggia perché desidera che lui sia il primo laureato in famiglia; c’è la vicinanza che non sempre corrisponde a reale conoscenza…quel “pudore dei sentimenti” che porta quel padre poi a infilarsi di nascosto nel ristorante dove il figlio cucina; c’è la il paragone di due reazioni diverse davanti al comportamento violento del padre: un figlio scappa l’altro lo affronta.
Sullo sfondo Messina, che l’autore dipinge da San Filippo, alla Punta, passando per le case GESCAL, la Caronte, la Madonnina e l’ex stazione di degassifica, le case basse di Paradiso e il bar al Platano. Una Messina contraddittoria come la Sicilia, bellissima e crudele, dove sembra che a volte tutto ti tenga avvinghiato senza la possibilità di uscire ma dalla quale è impossibile staccarsi completamente per Diego, come per Filippo perché, alla fine, come ha evidenziato il prof. Gaetano Silvestri “Messina rappresenta le nostre radici e un uomo che non è legato alle sue radici è un uomo senza identità”.
Loredana Bruno