Presentato in un gremito Salone delle Bandiere del Comune di Messina il romanzo di Giuseppe Corica “Cogliam d’amore la Rosa”. Ricco di significati e di valori è il mondo sotteso al racconto che come affermato dall’avv. Silvana Paratore che ha coordinato e moderato l’incontro, mira al recupero della memoria attraverso la narrazione di vicende e di personaggi che riproducono in modo fedele i luoghi di un tempo ed un uso del linguaggio anche dialettale espressione di un mondo forse ormai perduto.
Alla presentazione sono intervenuti oltre l’autore e l’editore Armando Siciliano anche la prof.ssa Francesca Spadaro che con perizia filologica, ha analizzato il testo sotto il profilo strutturale, sviscerandone la poliedricità espressiva che sostanzia l’opera. Leitmotiv del romanzo, ha sostenuto la Spadaro, è lo sguardo bonario del narratore onnisciente che talora regredisce al livello della mentalità popolare in cui convivono una pluralità di punti di vista, il femminile ed il maschile, di vecchi e di giovani, di reazionari e di rivoluzionari, di colti e di analfabeti, di signori e di gente del contado. Di una opera complessa, matura ed evoluta che nasce al culmine della produzione dello scrittore ha parlato anche il giornalista Antonino Mangano i contenuti della cui presentazione si sono poggiati sulla descrizione del genere letterario e sulla eclitticità degli stili dell’opera che tratteggia, ha affermato, le antipatie, le invidie ed il “cuttigghiu” del paese. Ha suscitato interesse l’intervento di Nuccio Carrara, compagno di infanzia del Corica, che ha esordito sostenendo come il romanzo verta su vicende legate alla famiglia ed al paese di origine dell’autore. C’è la vita di tutti i giorni nel romanzo ; una vita di cui si sente la nostalgia; una vita fatta di piccole cose e di grandi sentimenti in cui i personaggi descritti appaiono credibili e altamente arricchiti da una fitta rete di amicizie, di parentele. Commosso lo scrittore Corica che nel suo intervento ha ricordato la figura del suocero impersonato da “Don Turi” , sottolineando come nel romanzo non esista un unico protagonista e gli stessi capitoli sono inquadrati da un datario posto all’inizio di ognuno di essi riportante luogo, giorno, mese ed anno. La nostra memoria, ha concluso nel suo intervento, è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento , persino il nostro agire… senza di Lei, siamo niente! Soddisfatto l’editore Armando Siciliano che ha ricordato come “Cogliam d’amore la rosa” segue la pubblicazione di altri tre capolavori di Giuseppe Corica quali “la voglia di melagrana”; “la terra in amore” e “quando Antonio guardò il cielo”. Presenti tra gli altri, Simona Abbate l’autrice del quadro inserito nel libro ed il Cenacolo Culturale Hortus Animae con Elvira Bordonaro, Maria Grazia Genovese, Mariella La Rosa, Stellario Cutroneo, Gaetano Anania, Antonio Cattino, Nunziata Mazzeo.
Alla presentazione sono intervenuti oltre l’autore e l’editore Armando Siciliano anche la prof.ssa Francesca Spadaro che con perizia filologica, ha analizzato il testo sotto il profilo strutturale, sviscerandone la poliedricità espressiva che sostanzia l’opera. Leitmotiv del romanzo, ha sostenuto la Spadaro, è lo sguardo bonario del narratore onnisciente che talora regredisce al livello della mentalità popolare in cui convivono una pluralità di punti di vista, il femminile ed il maschile, di vecchi e di giovani, di reazionari e di rivoluzionari, di colti e di analfabeti, di signori e di gente del contado. Di una opera complessa, matura ed evoluta che nasce al culmine della produzione dello scrittore ha parlato anche il giornalista Antonino Mangano i contenuti della cui presentazione si sono poggiati sulla descrizione del genere letterario e sulla eclitticità degli stili dell’opera che tratteggia, ha affermato, le antipatie, le invidie ed il “cuttigghiu” del paese. Ha suscitato interesse l’intervento di Nuccio Carrara, compagno di infanzia del Corica, che ha esordito sostenendo come il romanzo verta su vicende legate alla famiglia ed al paese di origine dell’autore. C’è la vita di tutti i giorni nel romanzo ; una vita di cui si sente la nostalgia; una vita fatta di piccole cose e di grandi sentimenti in cui i personaggi descritti appaiono credibili e altamente arricchiti da una fitta rete di amicizie, di parentele. Commosso lo scrittore Corica che nel suo intervento ha ricordato la figura del suocero impersonato da “Don Turi” , sottolineando come nel romanzo non esista un unico protagonista e gli stessi capitoli sono inquadrati da un datario posto all’inizio di ognuno di essi riportante luogo, giorno, mese ed anno. La nostra memoria, ha concluso nel suo intervento, è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento , persino il nostro agire… senza di Lei, siamo niente! Soddisfatto l’editore Armando Siciliano che ha ricordato come “Cogliam d’amore la rosa” segue la pubblicazione di altri tre capolavori di Giuseppe Corica quali “la voglia di melagrana”; “la terra in amore” e “quando Antonio guardò il cielo”. Presenti tra gli altri, Simona Abbate l’autrice del quadro inserito nel libro ed il Cenacolo Culturale Hortus Animae con Elvira Bordonaro, Maria Grazia Genovese, Mariella La Rosa, Stellario Cutroneo, Gaetano Anania, Antonio Cattino, Nunziata Mazzeo.