Il Blog dell'Ordine degli Avvocati di Messina

Caso Pascoli – Crispi. Pressappochismo senza fine.

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La vicenda della scuola Pascoli – Crispi suscita indignazione. Profondo sdegno.
I fatti sono noti. Oltre un mese fa, esattamente il 4 dicembre, una fotocopiatrice ha preso fuoco. Fortunatamente fuori dall’orario scolastico, altrimenti gli esiti sarebbero stati imprevedibili.
Un fatto accidentale che sarebbe potuto accadere in qualsiasi scuola in qualunque città. Non si è verificata una catastrofe naturale, un terremoto o un incendio di vaste proporzioni. Ma a Messina, regno dell’incompetenza e dell’insipienza, nessun fatto è banale ed il paradosso è sempre dietro l’angolo.
A fiamme spente, infatti, a tutti noi genitori è apparsa evidente una carenza di regia che individuasse il corretto modus operandi: quali gli interventi da effettuare, da parte di chi e quali fossero gli enti predisposti a verificare la salubrità dei locali. Nella inadeguatezza delle informazioni, le famiglie di centinaia di alunni hanno preso atto dell’inagibilità dei locali, confidando che le vacanze del periodo natalizio avrebbero consentito un intervento idoneo. I genitori più volenterosi si sono fatti carico, in questo lungo arco temporale, di sollevare alcuni dubbi attinenti la presenza di polveri sottili ed in genere la salubrità dei locali. Spesso tacciati di eccessivo allarmismo, i genitori hanno dovuto affrontare le difficoltà di gestione dei propri figli privati del diritto allo studio, senza che fosse predisposto un piano alternativo di emergenza ed in assenza di un interlocutore istituzionale che fornisse risposte certe in termini di adeguatezza dell’intervento e della sua durata. Lunedi 8, finalmente, la scuola riapre i battenti accogliendo le centinaia di studenti. Ciò avviene dopo un’ultima riunione al Municipio nel corso della quale l’assessore Alagna ed il dirigente scolastico avevano rassicurato tutti circa la risoluzione delle criticità e giorno 8 gennaio la scuola viene riaperta.
Incredibilmente però, anche su segnalazione dei giovani alunni, si scopre che i problemi non sono stati superati. Su pressione sempre dei genitori (sic!), nella giornata di ieri, viene effettuato da parte dell’ASP un sopralluogo che sembrerebbe non lasciare alibi di sorta. Gli effetti dell’incendio sono ancora presenti e visibili: fuliggine ancora non rimossa da molte aule ed aria irrespirabile. Ma ancora più sconcerto ha destato la dichiarazione dell’assessore che ammette l’esistenza di polveri residue con necessità di ulteriori interventi “perché i lavori non sono stati fatti come si deve”. Mentre scrivo, sembra che la scuola, riaperta da due giorni, da domani chiuderà chissà sino a quando.
Questi, in sintesi, i fatti. Da genitore di un alunno della Pascoli e da cittadino sono indignato. In quale città civile può avvenire qualcosa di simile? In quale città civile si eseguono dei lavori, con disagio enorme per la collettività e con impiego di risorse pubbliche, che poi si rivelano inutili? In quale città civile prima si riapre il plesso scolastico e dopo si effettuano i sopralluoghi? In quale città civile centinaia di cittadini sono costretti ad assistere inermi ad un siffatto balletto di responsabilità? In quale città civile una scuola resta chiusa per 35 giorni (e chissà quanti altri ancora) per l’incendio di una fotocopiatrice? In quale città civile i genitori sono costretti a decidere se salvaguardare il diritto allo studio dei figli o il loro diritto alla salute?
Temo che Messina detenga questo desolante primato. La nostra città è il principato dell’incompetenza.
Ho deciso di scrivere questa lettera nella speranza che l’attenzione mediatica possa sollecitare un intervento adeguato in tempi rapidi da parte delle autorità preposte.
Sono parole dettate da un profondo senso di vergogna per l’appartenenza ad una comunità amministrata in modo così sciatto. In questo periodo pre elettorale, sarebbe bene che tutti si interrogassero sul dovere etico di amministrare la cosa pubblica, ai vari livelli di responsabilità, con scienza e coscienza. Io mi vergogno. Un briciolo di dignità dovrebbe fare vergognare anche altri. Mio figlio resterà a casa, e con lui altre centinaia di bambini. Mi auguro che a casa presto potranno andarci altri.
Con animo sereno.

Massimo-Rizzo
Massimo Rizzo

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