“MAI PIÙ BAMBINI DIETRO LE SBARRE”. È questo il titolo dell’incontro di formazione, organizzato dall’Ordine degli avvocati di Messina, che si è svolto al Dipartimento Cultura e Servizi dell’Ordine. Obiettivo: discutere del progetto ICAM (Istituto a Custodia Attenuata per detenute Madri), nato in Italia per consentire ai figli di donne sottoposte alla misura della reclusione in carcere, di poter crescere accanto alla propria madre e, al contempo, formarsi e frequentare le scuole primarie in un ambiente meno afflittivo rispetto alle case circondariali e più conforme alle esigenze di crescita dei minori.
In sintesi: fino al 2011 i bimbi vivevano “dietro le sbarre” insieme con la propria madre. Nel 2011 vengono istituiti (dietro iniziativa dell’allora a Ministro Angelino Alfano) gli ICAM. Istituti di detenzione “vestiti” da luoghi comuni. Con guardie carcerarie non in divisa e senza sbarre evidenti, in modo da far respirare ai bambini una atmosfera di “normalità”, impossibile da vivere in un carcere vero.
Da allora a oggi sono state costruite in Italia 5 ICAM. Sospeso, come spesso accade quando si tratta della nostra città – che sembra sempre immobile come vittima dello sguardo di Medusa – il progetto di realizzarne una a MESSINA, che pure tra le prime città italiane si era attivata per ottenere la realizzazione di questo istituto.
“Mai più dietro le sbarre è una bella affermazione – ha evidenziato a chiare lettere Calogero Piscitello, Direttore Generale del Ministero di Giustizia e protagonista della riforma. Ma comprendere cosa sia meglio per il bambino, se stare con la madre dietro le sbarre o in una ICAM o liberi e fuori ma senza di lei, non è domanda alla quale sia facile rispondere”. Oggi sono 42 i bambini ospitati in ICAM e protetti dalla percezione di scontare una pena e di vivere in assenza di libertà, il valore più importante che si possa insegnare a un uomo.
Gli altri 27 dei 69 che scontano una pena senza aver commesso alcun reato, sol perché nati in un contesto che non hanno voluto né scelto, ogni giorno aprono gli occhietti dietro le sbarre, circondati da polizia penitenziaria in divisa. E per quanto alcune carceri abbiano asili nido “d’eccellenza” non vi è uomo al quale non vengano i brividi solo a immaginarli con i loro faccini, privati della possibilità di correre, giocare e vivere all’aria aperta.
Una immagine cruda alla quale non ci si può abituare. E alla quale non si è abituato Domenico Minervini, oggi direttore della ICAM di Torino, per anni è stato vicedirettore del carcere.
Minervini ieri non è riuscito a mascherare la emozione nel ricordare, durante quella esperienza, le immagini strazianti di bambini strappati alle madri, una volta superata l’età massima nella quale possono stare con loro in carcere (una volta 3 anni, poi sei oggi fino a 10); e il suono di quelle vocine che chiedevano “apri apri”.
Non c’è una risposta giusta o sbagliata. La certezza emersa dagli autorevoli relatori che hanno discusso dell’argomento da Piscitello a Minervini; dalla professoressa Tommasa Barraco (progettista e pedagogista ideatrice del progetto ICAM per MESSINA e per le Aree del Sud) a Nicola Mazzamuto, Presidente del tribunale di sorveglianza; dal presidente dell’Ordine degli avvocati, Vincenzo Ciraolo, al Procuratore Generale, Vincenzo Barbaro; è che non dobbiamo smettere di cercare la strada per rendere il migliore possibile non solo il futuro di questi bambini ma anche il loro presente.
Una valida alternativa potrebbe essere quella di investire sulle case famiglia protette (rafforzando magari i controlli di sicurezza) che invece, nonostante la previsione della legge 61/2011 non sono state realizzate.
#Laconoscenzaformalacoscienza. È questo l’hastag ricordato ieri dal delegato alla formazione Giovanni Villari, lanciato dall’Ordine degli avvocati che con questo fine organizza incontri come questo.
Solo da un confronto chiaro, plurale, competente possono nascere le idee migliori.
#MAIPIUBAMBINIDIETROLESBARRE. Mai più neanche un bambino dietro le sbarre vorremmo dire. E vorremmo non fosse solo una utopia.
Loredana Bruno