Due giorni per approfondire il “modello Riace”. Una piccola delegazione di avvocati del foro di Messina e di Patti, parte di un gruppo composto da circa sessanta che quest’anno hanno partecipato al secondo corso di Alta Formazione organizzato dall’Ordine degli avvocati sul diritto dell’immigrazione, si è spostata nel cuore della Locride per chiudere con una “full immersion” il percorso formativo.
A Riace, infatti, è stata realizzata quella “utopia” capace di far convergere l’obiettivo dell’accoglienza con quello dello sviluppo locale, un “caso” che ha destato interesse non solo culturale ma anche più strettamente giuridico. Contraddizioni e potenzialità di un sistema di accoglienza diffusa, del quale i partecipanti hanno parlato con Mimmo Lucano, sindaco e “uomo simbolo” di questo esperimento sociale.
“Una scommessa che è stata accolta dal nostro consiglio che ringrazio – ha detto Giovanni Villari, penalista, consigliere dell’ordine e membro della commissione sui diritti umani del consiglio nazionale forense, che ha introdotto l’incontro con il visionario Mimmo Lucano. “Dopo l’esperienza a Lampedusa del 2017, quest’anno grazie ad una intuizione dell’avvocato Carmelo Picciotto, abbiamo pensato di venire qui perché sappiamo bene cosa si sta facendo per l’integrazione, e volevamo immergerci nell’atmosfera di questo posto bellissimo”.
“Ho sempre ritenuto che un avvocato non può non essere di parte e non può non essere curioso – ha spiegato Carmelo Picciotto – Ho scelto di fare l’avvocato dei migranti e conseguentemente non potevo non andare a vedere cosa è il ‘modello riace’, non potevo non andare a conoscere Mimmo Lucano. Dopo avere ‘conosciuto’ sistemi di accoglienza largamente deficitari, non si può non apprezzare un’accoglienza dove ogni famiglia ha una vera e propria casa in un contesto di relazioni significative”.
L’incontro con Mimmo Lucano si è svolto nella sede dell’associazione Città Futura, nome dall’intento programmatico chiaro, ispirato al filosofo calabrese Tommaso Campanella, ripercorrendo la storia di una esperienza locale che valenza globale.
Pur rapiti dall’energia dei luoghi, così antichi eppur moderni nella nuova visione di un mondo senza barriere culturali dove l’identità di ciascuno diventa ricchezza di tutti, è emersa anche una certa disillusione del Sindaco, provato da una obiezione di coscienza che lo ha inevitabilmente portato a sfidare quei limiti che le leggi impongono per i sistemi di accoglienza.
Una rivoluzione che per certi versi sembra destinata a rimanere un’utopia, perché il modello riacese non è stato messo a sistema e dunque non si può replicare, a meno di coinvolgere una intera comunità.
Ma è questa la forza e l’unicità di Riace e di Mimmo Lucano, che mentre accompagnava il gruppo tra le vie scoscese del paese, salutava i “suoi” chiamandoli per nome, conoscendone le storie personali, spiegando i motivi di alcune scelte che sono state additate come discutibili da chi adesso ritiene scomodo questo visionario.
Mimmo Lucano ha ribadito la necessità di continuare a lottare per difendere quella “solidarietà che è un istinto innato, che vogliono far diventare reato”, riferendosi alle ultime “uscite” salviniane che ha condannato fermamente.
Continuerà a difendere quell’idea di città futura, concretizzata anche nella fattoria didattica in costruzione in una vallata che prima era una discarica, con l’apiario poco distante: forme concrete di uno sviluppo che riprende quei tratti antichi della più autentica cultura mediterranea, agricola e rurale.
Palmira Mancuso