Il Blog dell'Ordine degli Avvocati di Messina

Piano di riorganizzazione delle piante organiche dei distretti giudiziari. Magistrati e avvocati messinesi “sconcertati, delusi, amareggiati”

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No alla giustizia a doppio binario che vuole lasciare  Messina a “binario morto”.
No a uno Stato che viene a manifestare la volontà di lottare contro la mafia e che poi abbandona il territorio. No a uno Stato che predica principi che poi non applica.
Non ci stanno avvocati e magistrati messinesi a subire un piano di riorganizzazione delle piante organiche che penalizza la città. Per questo ieri hanno convocato, nell’Aula Magna della Corte d’Appello di Messina, un’assemblea generale straordinaria aperta alle istituzioni e ai componenti della società civile.
Un’assemblea partecipata nella quale hanno fatto ascoltare la propria voce avvocati, magistrati, rappresentanti delle istituzioni con un solo grande assente: il Comune di Messina.
In sintesi il piano prevede per il nostro distretto il taglio di sei magistrati: tre a Messina, due a Barcellona e uno a Patti. Questo mentre a Catania e Reggio Calabria arrivano i rinforzi con rispettivamente tre e nove unità in più e Palermo chiude la partita in pareggio.
Non usa mezzi termini il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati i Messina, Vincenzo Ciraolo,  e attacca la relazione illustrativa di accompagnamento del piano.”La relazione  – evidenzia –  contiene una enunciazione di principio paragonabile a uno spot elettorale. Alla luce delle premesse enunciate, che fanno riferimento alla necessità di dare adeguata risposta alla domanda di giustizia dei territori, ci saremmo immaginati una implementazione della pianta organica, che da anni ci affanniamo a chiedere, e una accelerazione nelle risposte sul secondo palazzo di giustizia. Invece il piano penalizza un territorio nel quale la mafia è omologa a quella catanese e palermitana. E lo fa – aggiunge Ciraolo – a pochi mesi dagli attentati sventati ai danni del presidente del parco dei Nebrodi Antoci e al sostituto procuratore di Barcellona dottoressa Paiola”. Non solo.
“Il piano enuncia espressamente di soddisfare le richieste di giustizia che provengono dal tessuto produttivo dei distretti del nord est e, di fatto, trascura in modo indegno – tuona Ciraolo – un distretto complicato come quello di Messina”.
Tutto questo, secondo il presidente dell’Ordine degli avvocati – per “condannare Messina alla impossibilità di produrre, per poter dire tra due anni che il nostro distretto non funziona e, pertanto, non ne è giustificata la permanenza”.
Dello stesso tenore le parole pronunciate da Corrado Bonanzinga, presidente della giunta distrettuale dell’Anm di Messina.
“Il CSM aveva più volte sottolineato l’insufficienza degli organici.
Questa decisione ministeriale ci ha lasciato sconcertati, delusi, amareggiati.
Leggendo la corposa proposta – dichiara Bonanzinga – ci si rende conto che la decisione è essenzialmente politica e priva di aggancio a criteri obiettivi: primo perché non è indicato il peso di ciascun parametro e poi perché le soluzioni adottate tradiscono palesemente il raggiungimento degli obiettivi fissati.
La necessità di soddisfare l’esigenza di giustizia nei punti nei quali è vitale per l’economia del Paese non può legittimare che venga tralasciata al sud”.
“Siamo ciclicamente sotto attacco – ha aggiunto il presidente della Corte d’Appello Michele Galluccio “Messina ha un carico di lavoro maggiore rispetto ad altre realtà evidentemente più tutelate. I magistrati del nostro distretto sono tra i più produttivi…è questo il modo in cui il Governo ci premia?”
“Io sono presidente di questo tribunale e posso dire che se mi tolgono i magistrati non potrò soddisfare le esigenze di giustizia. Il problema non è mio ma della cittadinanza che voi rappresentate”. Questo l’affondo del presidente del tribunale Totaro, autore di una delle relazioni di commento al Piano, che evidenzia come questa occasione debba essere sfruttata come strumento per chiedere l’aumento di organico sulla base di due presupposti: “il primo è che esiste una esigenza continua di lotta alla mafia che va soddisfatta; il secondo è che c’è a Messina una esplosione del fenomeno di immigrazione clandestina con un trend in continua crescita che richiede risorse, magistrati che diano risposte in tempi rapidi”.
Sostegno è stato annunciato dai rappresentanti politici presenti (solo tre sui tredici invitati): dal deputato nazionale Garofalo che ha preso “l’impegno di intervenire perché se i criteri non sono stati oggettivi bisogna denunciarlo anche con il coinvolgimento del ministro Costa (in visita in Tribunale poche settimane fa) e del nostro sottosegretario Chiavaroli”; al senatore Mancuso che ha evidenziato come “questa è una battaglia di giustizia e di territorio, che noi che viviamo qui abbiamo il dovere di difendere” e, ancora, dal deputato regionale Panarello che ha promesso il “coinvolgimento dell’assemblea regionale siciliana in questa battaglia”.
“Ci hanno chiesto di continuare a lottare – ha dichiarato il presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci – e  noi lo facciamo, ma uno Stato che vuole dichiarare guerra non può depauperare le proprie forze. Questo Stato deve dimostrare che vuole la lotta alla mafia. La riforma deve prevedere un incremento di magistrati e forze dell’ordine perché questo è il momento in cui la forza va data. Non si dà coraggio così a chi lotta alla mafia”.
Sono intervenuti ieri a manifestare il loro “no” al piano:  il presidente del tribunale di Barcellona P.G., De Marco; il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Barcellona P.G., Francesco Russo; il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Barcellona P.G. Emanuele Crescenti; il neo presidente della Camera Penale di Messina, Adriana La Manna; il prof. Carlo Mazzù, che ha posto l’accento sugli effetti negativi che il piano avrebbe anche per l’università. 
Significativo l’intervento del delegato del CNF, avv.Francesco Marullo di Condojanni:
“L’Avvocatura nazionale si opporrà a una revisione che penalizzi circondari di tribunali in difficoltà ma occorre il sostegno della magistratura a livello nazionale. Lo snodo fondamentale per bloccare il piano si gioca al Csm. È lì che i magistrati devono fare breccia affinché il piano non passi”.

loredana bruno
Loredana Bruno

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