Il Blog dell'Ordine degli Avvocati di Messina

Folgorata sulla via per Fondo Fucile

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Una serie di coincidenze o di provvidenze, mi hanno portata nei giorni scorsi all’Oratorio San Luigi Guanella della Parrocchia San Pio X a fondo Fucile.
Avevo appuntamento tra le 15 e le 17 con Don Nico. Don…si Don Nico è guanelliano. Scopro più tardi leggendo su wikipedia, che i guanelliani sono i Servi della Carità, l’Opera Don Guanella è un istituto religioso maschile che trae origine da Don Luigi Guanella.
Mi ha mandata da lui Padre Tonino, della Parrocchia di San Gabriele. Mi ha detto Padre Tonino che per quel che serve a me, lui è davvero la persona giusta perché opera in un ambiente a rischio. È il parroco della chiesa Santissimo San Salvatore, al Villaggio Aldisio, ma è impegnato anche all’Oratorio dove mi ha dato appuntamento.
Mi ha scritto un messaggio  “se venite tra le 15 e le 17 potete assistere ad un lavoro che si fa per prevenire ed abbattere la dispersione scolastica”.
Io, Tatiana e Maria ci diamo quindi appuntamento alle 15,00 in centro per raggiungere Don Nico che ci aspetta.
Prendo la circonvallazione, uscita Messina Gazzi, primo, secondo, terzo semaforo a sinistra, contro viale giro a destra dove ad angolo c’è un’edicola, di fronte l’insegna:  Parrocchia San Pio X Oratorio San Luigi Guanella. Sul muro di cinta dell’oratorio sono dipinti dei murales sbiaditi, bimbi con aquiloni, bimbi che giocano a palla.
Parcheggio la macchina, di fronte da un lato un parco, con quel che ne resta dei giochi vandalizzati da chissà chi, e dall’altro la scuola media Albino Luciani.
Entriamo quasi intimorite in questa struttura, che Don Nico mi aveva detto essere stato un centro sociale, ad accoglierci un ragazzo in tuta, dietro una scrivania una ragazza intenta a rispondere al telefono che squilla. Ci presentiamo: “Simona Giuffrida, Tatiana Liuzzo Scorpo, Maria Andaloro” – omettendo deliberatamente ogni titolo – “abbiamo appuntamento con Don Nico”. Ci viene incontro un uomo sulla cinquantina, occhi chiari, scuro di carnagione, sorriso abbagliante, vestiti civili, una croce di legno al collo, unico segno che possa ricondurlo al sacerdozio. Dopo le presentazioni di rito Don Nico ci chiede se vogliamo fare un giro per l’Oratorio, ovviamente accettiamo l’invito. Lungo un corridoio in una stanza c’è un volontario che sta facendo doposcuola ad un ragazzo di 12/13 anni. Don Nico dice che è uno dei loro “monelli”. Nella seconda stanza tavoli e sedie, non c’è nessuno, due ragazze si avvicinano a Don Nico riferendo che i bambini non avevano compiti oggi, solo inglese, e sono già andati via. Nella terza stanza in due tavoli uniti e sei sedie attorno, due volontari e quattro ragazzini, fanno i compiti, scambiano qualche battuta di scherzo con Don Nico poi li lasciamo proseguire. Di fronte un’altra stanza, è la stanza dei lavoretti, due pensionati autodidatti insegnano ai ragazzini a fare delle miniature e dei lavori di decoupage, in realtà sembrano opere d’arte.
Poi ci porta in chiesa. È uno stanzone spoglio ma accogliente, la porta di ingresso di vetri colorati, un altare e le sedie. Don Nico ci dice che quando hanno ottenuto il comodato dell’edificio dall’IACP di Messina, in quella stanza c’erano schizzi di sangue ovunque, probabilmente si facevano le lotte dei cani e disegnate sui muri con vernice rossa due porte: lì i ragazzi giocavano a calcio, oggi si celebra messa.
Don Nico è sicuro che c’è lo zampino della Provvidenza Divina se quel posto è diventato un rifugio per i bambini del villaggio, se è riuscito a ottenere il comodato e le autorizzazioni in breve tempo. E quando lo dice sorride, di un sorriso caldo e rassicurante. Però si intravede la tristezza di volere fare di più e di non potere, perché mancano i soldi, perché troppe sono state le promesse non mantenute dai politici di turno. Ma lui non si stanca, non si abbatte. All’Oratorio si fa calcio per i maschi e corsi di chitarra, Don Angelo è un mago, i ragazzi fanno il doposcuola, manca un corso di pallavolo per le femmine, ma Don Nico dice che presto si farà. Non possono stare a bighellonare fino a notte tarda senza fare nulla. Parliamo per ore ed il tempo scorre senza che nessuno se ne accorga. Ogni tanto entra nella stanza dove Don Nico ci ha fatto accomodare Mirella che informa Don Nico di questo o quell’impegno o di questa o quella chiamata, alle 17 inizia il corso di chitarra, lo tiene Don Nico.
Prima di andare via, dopo esserci accordati per la partecipazione di Don Nico all’evento in fase di organizzazione dell’Aiga e di Posto Occupato per il prossimo 6 aprile, Don Nico ci presenta Lina Lenzo. Lina è una donnina con i capelli tutti bianchi, dall’entusiasmo travolgente un vulcano di energia, una ex insegnate di filosofia che ha inventato un sistema educativo basato sul gioco, si chiama Progetto G.I.O.CO. (www.progettogioco.it).
Ci affascina e ci travolge con la sua passione per quello che fa, ma anche se sorride e parla velocemente, raccontandoci della sua storia, ci dice di essere stanca, ha ricevuto tanti no dopo entusiastici si, e adesso si sta organizzando in associazione, per forza, perché solo così le hanno detto, potrà diffondere il suo modello, insegnarlo agli insegnanti, che lo utilizzeranno con gli studenti che impareranno giocando. Ci mostra i suoi strumenti di lavoro, le carte, il gioco dell’oca, la tombola, tutti giochi fai da te con i quali insegna ai bambini a riconoscere le emozioni, perché dice la violenza esiste perché i bambini non sanno distinguere i sentimenti. Quando siamo andate via ho chiesto a Lina di poterla abbracciare e ringraziarla per quello che ha fatto e per quello che farà, lei, con gli occhi lucidi come i miei, ci ha detto che ha bisogno di noi, ha bisogno di aiuto.
Nella strada di ritorno per casa, avevo il cuore gonfio, un peso incomprensibile, un senso di frustrazione e impotenza. Ho pensato che qualsiasi cosa si possa fare non sarà mai abbastanza. Mesistono realtà come queste dove uomini e donne si mettono a disposizione per la collettività, per il futuro dei nostri giovani che non possono essere abbandonati, perché la nostra terra, la nostra Sicilia, la nostra città ha bisogno di una speranza, di una possibilità, e gli adulti di oggi hanno la responsabilità sociale di concederla agli adulti di domani.
Grazie a Don Nico, ai suoi collaboratori, al suo Oratorio, ai suoi volontari, a Lina, per quello che fanno e per quello che faranno, sperando che le porte comincino ad aprirsi e non solo a chiudersi, che si possano incontrare persone con la stessa sensibilità che facendo rete accolgano un bisogno, un urlo silente che si trasformi in un’oasi di verde come quella che c’è a Fondo Fucile.  

 

frida simona giuffrida
Frida Simona Giuffrida

 

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3 commenti

  1. anna taruffi on

    E’ semplicemente stupendo quello che è riuscito a fare Don Nico.
    E’ partito da zero e con tutta la sua forza di volontà e, soprattutto, il suo amore, è
    riuscito a risolvere tanti problemi per la comunità…..
    Bravo Don Nico!!!!!

  2. CARMELA E MICHELE BAVARO on

    Poche sono le persone che come Don Nico mettono a rischio la loro vita per realizzare tutto quello che il cuore gli suggerisce .Bravi tutte quelle persone che collaborano con lui e’una realta’ straordinaria .Seguo giornalmente tutti i vostri passi,vorrei essere con voi ,vi assicuro che con il cuore e la preghiera vi sono vicina.vi abbraccio tutti un saluto particolare a Don Nico Ti vogliamo un mondo di bene.BRAVI BRAVI TUTTIIIIIIII

  3. Vincenzo Paola on

    Conosciamo da tanto tempo Don Nico e l’abbiamo sempre ammirato per la sua passione e dedizione. Vorremmo essergli fattivamente più’ vicini ma purtroppo la lontananza tra le nostre città’ rende la cosa complicata. A Don Nico tutto il nostro affetto e la nostra ammirazione. Vincenzo e Paola

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