Sì alla separazione delle carriere tra magistrati e pubblici Ministeri. Il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Messina, aderendo a un’iniziativa dell’U.C.P.I. e della Camera Penale “Pisani-Amendolia” di Messina, sostiene la proposta di legge e chiama a raccolta i colleghi e i cittadini tutti.
“Domani – evidenzia a nome del Consiglio il presidente Vincenzo Ciraolo – è importante dare il proprio contributo a questa iniziativa firmando dalle 8:30 alle 15:30 alla postazione che sarà allestita nello spazio antistante Palazzo Piacentini. Se vogliamo davvero che il giudice sia ‘terzo e imparziale’ dobbiamo sostenere questa riforma”.
A elaborare la proposta di legge costituzionale un comitato scientifico, appositamente costituito dall’Unione delle Camere Penali, composto da illustri giuristi. “L’obiettivo – spiegano gli avvocati Adriana La Manna (presidente della locale Camera Penale) e Sandro Billè (referente del progetto per Messina), – è quello di consentire al dibattito sulla separazione delle carriere inquirenti e giudicanti della magistratura italiana, di lasciare le aule dei tribunali, l’Accademia, i dibattiti e convegni tra addetti ai lavori, per approdare al Parlamento Italiano, con l’ambizione di trasformare in legge costituzionale le più nobili e sentite ragioni di quel dibattito. Giudici e Pubblici Ministeri sono operatori del diritto che, pur giocando ruoli assai diversi in seno al processo, appartengono oggigiorno allo stesso ordine, partecipano delle stesse prerogative, possono trasmigrare da una funzione all’altra, siedono negli stessi consigli di disciplina ed autogoverno – valutandosi e giudicandosi reciprocamente – e, non ultimo, si aggregano nelle medesime in associazioni di categoria (Associazione nazionale Magistrati, Magistratura Democratica, Autonomia ed Indipendenza, Unicost). Questa situazione rende assai sbilanciato il sistema del giudizio penale: da una parte un giudice ed un pubblico ministero accomunati da esperienze, concorsi e carriere professionali intrecciate, dall’altra un difensore isolato dal contesto e posto in una situazione di obbiettiva difficoltà nel far valere i diritti del suo assistito. Il traguardo che ci poniamo è quello di riequilibrare il sistema, concedendo a tutte e due le parti del processo penale (l’accusa e la difesa) le stesse opportunità di partenza nel dimostrare le proprie tesi. Il giudice terzo è il primo necessario passo verso la modernizzazione del processo nella direzione della effettività dei diritti dei cittadini”.
Loredana Bruno