Più donne in politica ma qualificate. Ecco le proposte al tavolo del Cirs che lancia anche un appello per tre presidi permanenti.
MESSINA, 8 MARZO – Tre tavoli di lavoro. Uno sulla sanità legata in particolare al mondo dei consultori familiari, presidi pubblici su cui ogni paese misura il proprio grado di civiltà; l’altro sulla educazione alla parità di genere che deve cominciare dalle scuole; l’ultimo, ma non per ultimo, un manifesto condiviso che diventi guida per una reale e qualificata rappresentanza delle donne nella politica, nelle istituzioni e nei partiti.
Questo, in sintesi, lo sviluppo della Conferenza “Donne in rete” voluta dal Cirs Onlus di Messina sul tema “Emancipazione rinnegata, femminismo, femminilità e valorizzazione delle differenze” che ha visto nella Sala Ovale del Comune di Messina una serie di testimonianze forti e trasversali sul ruolo e l’impegno delle donne nei vari settori.
E’ toccato a Maria Celeste Celi, presidente del Cirs, associazione che sta portando avanti in questi giorni una campagna di sensibilizzazione finalizzata all’acquisto della casa famiglia “La Glicine” che gestisce ormai da trent’anni, spiegare la necessità di lavorare in rete ma anche di non essere lasciate sole dalle istituzioni nella quotidiana battaglia a sostegno di donne ancora oggi emarginate, vittime di violenze e discriminazioni. “Dal 2015, inoltre – spiega la presidente del Cirs – abbiamo ravvisato l’esigenza di attirare l’attenzione su un fenomeno emergente, relativo al fenomeno dell’emancipazione rinnegata, in quanto i modelli di riferimento per le ragazze diventavano donne non professionalmente realizzate, ma donne dalle ‘carriere facili. In più – osserva – il modello femminista del ’68 ha iniziato ad avere delle contraddizioni, in quanto le donne hanno assunto il ‘’peggio’ degli uomini e hanno perso il meglio del valore della loro femminilità. Da qui l’esigenza di riattualizzare la discussione sui temi dell’emancipazione”.
L’ assistente sociale del Cirs, Mirella Miroddi ha sottolineato la povertà dei quartieri di Messina, il degrado in cui vivono moltissime donne, la mancanza di strumenti essenziali per comprendere anche di essere vittime di violenza delle ragazze ospitate nella casa famiglia del Cirs, da qui l’obbligo di dare massima attenzione a queste fasce di popolazioni così disagiate.
All’incontro anche il Cedav, con la sua presidente Carmen Currò, una vita spesa per l’affermazione e la difesa dei diritti delle donne, che ha spiegato l’importanza di recuperare di nuovo l’orgoglio di essere “femministe”, una parola nel tempo criminalizzata, che ha consentito tante conquiste ancora lontane però dal raggiungimento di obiettivi essenziali.
Straordinario l’intervento di Daniela Bonanzinga, imprenditrice che non si arrende, libraia da 33 anni, che col progetto “lalibreriaincontralascuola”, di cui detiene brevetto e marchio, promuove la lettura critica mediata da attività creative nelle scuole. Daniela Bonanzinga ha commosso con la lettura di appunti sulla “sorellanza spirituale” che hanno messo in evidenza il peso di condizionamenti che cominciano fin da piccole, da quando “bambina prodigio, donnina perfetta, a quattro anni saliva sulla sedia a fare i piatti per fare tutti contenti”. Tanti gli interventi che hanno messo in evidenza proprio questa incapacità di uscire fuori dagli stereotipi alla base di un meccanismo che continua a imprigionare le donne e paradossalmente anche gli uomini.Nemmeno loro, infatti, hanno la parità di genere. In particolare non hanno un dono: quello di farsi da parte. Nelle storie d’amore, così come sul lavoro e infine nella politica dove – e lo dimostrano le ultimi competizioni elettorali – si violano costantemente gli spazi delle donne.
E qui si è acceso il dibattito. Lucia Tarro Celi, esponente del Pd, già commissario del teatro Vittorio Emanuele, ha infatti elaborato un manifesto da condividere con le altre donne e le associazioni presenti al tavolo contro gli inganni che le donne in lista hanno rappresentato anche in quest’ultima campagna elettorale, «la cui impronta maschile si è rivelata nei linguaggi e nelle varie forme di potere che i leader hanno destinato ai territori e alle minoranze interne. Sia a destra che a sinistra».
Condiviso in gran parte, il documento, ha suscitato qualche dissenso – in particolare fra le giornaliste Tiziana Caruso e Rosaria Brancato – solo sui meccanismi della doppia preferenza. E’ toccato alla vicepresidente del Cirs Aurora Notarianni chiudere il cerchio “congelando” questo aspetto e invitando i presenti a sottoscrivere il documento. Un invito rivolto alle donne per “esserci” e prendere coscienza delle contraddizioni che l’alternanza di genere, oggi, porta con sè, ma anche come esigenza profonda sul “segno” positivo che la diversità femminile può tracciare nel solco di una politica sempre più separata da una società complessa e diversificata nei suoi bisogni, nelle sue aspettative, nelle sue tragedie, nei suoi valori, così come messo in evidenza anche dalla docente ed ex assessore ai Beni Culturali Giusi Furnari Luvarà ma anche dalla consigliera Lucy Fenech.
All’incontro, coordinato da Graziella Lombardo, anche la ginecologa Luisa Barbaro, pioniera dei consultori familiari, le giornaliste Marianna Barone, Alessandra Serio ed Elisabetta Reale, Anna Maria Biondi, psicologa che ha lavorato per 37 anni presso l’amministrazione comunale di Messina, Francesca Deodato, pedagogista e “coaching” autrice del libro “Il lato B. Il volto nascosto delle cose”, l’avvocato e consigliere comunale del Pd Antonella Russo, Anna Tarantino, consigliere che ha puntato l’attenzione sull’articolo 51 e il lungo cammino verso la parità”. Presente anche il presidente dell’Ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo, che ha ricordato il ruolo delle 21 donne della Costituente che «a prescindere dal contesto familiare e sociale in cui sono cresciute, hanno fatto squadra, e in 21 hanno determinato le regole di cui ancora oggi ci riempiamo la bocca compreso l’articolo 3 della Costituzione». All’incontro si sono aggiunti anche gli interventi del vice sindaco Gaetano Cacciola e dell’assessore ai Servizi sociali Nina Santisi, unica donna in giunta, che ha denunciato “forme di maschilismo inquietanti in consiglio e lì – ha detto chiamando in causa Lucy Fenech e Antonella Russo – siamo state brave a sentirci donne insieme, non tutte”, ha precisato “perchè gli attacchi più feroci in consiglio mi sono arrivati proprio da una donna”. In chiusura, all’assessore Santisi e al vice sindaco è stato rivolto l’invito per una maggiore collaborazione con le associazioni e il rispetto di impegni che garantiscano – a chi già si sostituisce al pubblico – almeno il rispetto delle convenzioni sottoscritte.